Oggi voglio raccontarvi di un’uscita fotografica come tante altre, anzi, di un’uscita fotografica che non avrei dovuto fare perché avevo altri impegni, un’uscita che non mi entusiasmava per niente, ritenevo il soggetto fotograficamente poco interessante, ma alla fine, le cose succedono per caso, gli impegni saltano, ti ritrovi libero senza nulla da fare, e allora che si fa? Zaino in spalla e si raggiungono gli amici, loro, i 3 di sempre: Max, Pino e Stefano.
Destinazione, il vecchio faro di Fiumicino, ad appena una decina di Km da casa, è li da sempre, eppure, mai avrei pensato di fotografarlo. Ci sarò passato davanti decine di volte ma da fuori non riesci ad immaginare quanto sia grande, quale panorama ci si ritrova di fronte guardando fuori da un delle tante finestre che accompagnano la salita lungo i 200 gradini della scala a chiocciola che porta alla terrazza.
Già, devi entrarci per capirlo, ma è vietato farlo, perché il faro è pericolante e a rischio crollo, le numerose mareggiate hanno ormai eroso la scogliera di contenimento e le acque hanno raggiunto le fondamenta, in alcuni punti hanno ceduto i solai, in altri, alcune pareti.
Sui primi due piani i resti di quelli che una volta erano gli appartamenti dei guardiani del faro, in cima alla torre, la lanterna, simbolo di Fiumicino, e che dal 1971 è sempre spenta e non illumina più le notti di marinai e pescatori.
Se una volta il faro era il simbolo di Fiumicino, oggi rappresenta il simbolo del fallimento, il fallimento della politica, incapace di programmare e agire per riqualificare, valorizzare e riaccendere, anche se solo metaforicamente, quello che una volta era il simbolo di Fiumicino.